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Famiglia Buscarino

Siamo Maria Luisa e Pino, sposati da 48 anni e abbiamo tre figli. Abitiamo a San Giuliano Milanese, in una grande casa che – nel tempo - è servita anche per ospitare i nostri genitori e per il lavoro ma da sempre per questa casa sono passate tante persone ospitate chi per una notte – come nel caso di una famiglia di 7 messicani o di quattro studenti siriani - e chi per mesi.
Abbiamo sempre vissuto esperienze bellissime con persone di tante nazionalità, religione ed età, in alcuni casi segnalati da conoscenti, in altri semplicemente vivendo la Parola di Gesù: ero straniero e mi avete ospitato.
L’ultima che stiamo vivendo con grande amore riguarda E. e F. freschi sposi. Anni fa ospitammo i loro zii, argentini di passaggio a Milano, poi tornati in patria, dove, però, le condizioni di vita sono – in generale - più difficili che da noi e i due giovani hanno deciso di venire in Italia, indirizzati dagli zii a noi, come unico riferimento. Ci siamo subito resi conto che, nonostante i titoli di studio, non conoscevano né la lingua né le regole della realtà italiana, cosa che non ci impedisce di capirci benissimo.
Da dove cominciare? Naturalmente dalla dichiarazione di ospitalità, così hanno un domicilio sui primi documenti, poi la ricerca del lavoro per avere un contratto e con esso la possibilità di un affitto regolare e non ultimo il codice fiscale. Anche la scansione di questo percorso non è stata indolore, a volte la testa “fumava” per le telefonate.
Dopo due settimane, coinvolgendo dei vicini, abbiamo trovato un piccolo alloggio – gratuito e temporaneo - dove possono stare in autonomia, cominciando a prendere le misure delle loro possibilità e un lavoro per E. con l’aiuto dei nostri figli che hanno fornito anche la bicicletta per raggiungerlo.
F. si è portata dall’Argentina un lavoro in smart working che, essendo pagato in pesos, rende molto poco ed è un peccato per lei che sta studiando medicina.
La convivenza con loro è molto semplice: noi ci prendiamo cura di loro e loro ci ricambiano con affetto e gratitudine.
Il loro percorso è solo all’inizio ma siamo certi che con la loro buona volontà e determinazione, ce la faranno.
Mentre E. e F. in casa nostra muovevano i primi passi nella loro vita italiana, è stata ricoverata in ospedale A. per un intervento programmato di ricostruzione mammaria. A. è una mamma sola con una figlia adolescente, le seguiamo insieme con i servizi sociali.
Avevo già promesso alla mamma che in questa circostanza ci saremmo presi cura di N., la quale, sapendo che in casa nostra avrebbe incontrato degli sconosciuti, manifestava qualche timore che in verità condividevo anch’io per altri motivi: non è scontato piacere a un’adolescente ...
Da quando ha messo piede in casa è stata accolta dal nostro cane che ha fatto un buon lavoro. Da subito, poi, ha gradito l’atmosfera movimentata ma serena in cui ha potuto avere attenzioni ma anche mimetizzarsi, in cui non veniva sollecitata a fare niente ma proprio per questo è stata attenta, precisa e ordinata nelle sue cosette, mentre ciascuno si metteva a sua disposizione.
Ha cercato in Pino la figura paterna che le manca tanto e lui, dal canto suo, le preparava i panini per il pranzo da portarsi al centro estetico dove svolge lo stage.
La convivenza tra persone così diverse non ha causato alcun problema, anzi, abbiamo vissuto un’altra bella esperienza di famiglia: una sera festeggiando in dieci il compleanno di F. quando ha visto la torta che le avevamo preparato non ha trattenuto le lacrime. Un’altra sera abbiamo ricevuto a cena il padre di E. momentaneamente in Italia. Tutto si è svolto nella semplicità e nella gioia, ma anche in una quotidianità fatta di compere continue, di accompagnamenti e di impegni da armonizzare.
Ci ha commosso il messaggio vocale che ha voluto inviarci il papà di E. partendo per tornare a casa e sapendo che non rivedrà suo figlio per molto tempo: invocava tante benedizioni sulla nostra famiglia.

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